lunedì 2 maggio 2011

‘AL PARALELO IL POPOLO SCONFIGGE L’ESERCITO’.



Il terzo squadrone che era uscito dalla caserma di cavalleria di calle Tarragona, aveva come compito quello di consolidare il dominio sul Paralelo , che rappresenta il punto chiave per la difesa di Barcellona e di collegare la propria caserma con quella della Capitania. E’ al Paralelo , quel grande viale che in realtà non è parallelo proprio a niente, là dove per anni Lerroux aveva imperato assieme ai suoi ‘jovenes barbaros’, che tutti sanno si svolgerà la battaglia più sanguinosa .
Dal Paralelo i soldati possono infatti tagliare in due le Ramblas, e filtrando attraverso le strette vie di San Pablo, Union, Mediodia e Carmen, spingere i combattenti operai verso i quartieri del porto e poi costringerli a una battaglia di posizione che li obbligherà a consumare in pochi minuti le già scarse scorte di munizioni che hanno in dotazione.
I soldati discesero la lunga  strada diritta, muovendosi quasi fossero in una piazza d’armi. Però arrivati all’altezza della Brecha de San Pablo , non riuscirono a superare una monumentale barricata di ‘adoquines’ e di sacchi di terra che disegnava un doppio rettangolo alla metà dell’avenida, perché un’intensa fucileria sbarrava loro  la strada . Sorpresi,i soldati riuscirono soltanto a occupare la sede del sindacato del Legno della CNT in calle del Rosal e la barricata abbandonata dai militanti anarchici quando , seguendo il piano di Mola , i militari erano avanzati, facendosi scudo di bambini e di donne rastrellati nel quartiere. Allora i soldati installarono tre mitragliatrici una di fronte al bar della Tranquilidad, l’altra nelle soffitte dell’edificio collegato a El Molino e la terza nella barricata della  Brecha di San Pablo . Erano le otto del mattino.
Il terzo squadrone aveva avuto bisogno di due ore per prendere la barricata difesa dal Comitato del Pueblo Seco e da operai del sindacato del legno.
Gli operai, anche se si erano dovuti ritirare, seguitarono a sparare sulla truppa dall’altro lato della Brecha, dai terrazzi degli edifici vicini e da tutti gli imbocchi delle strade.
Alle undici della mattina il terzo squadrone era riuscito a dominare tutto lo spazio della Brecha dopo ben cinque ore di combattimenti. L’ intento  delle truppe situate in plaza de Espana di portare rinforzi della Brecha, era stato fermato all’altezza del cinema Avenida dal fuoco a cui li avevano sottoposti fin dall’ uscita dal muro di cinta che dava sul Paralelo e verso Tamarit , gli operai armati del ‘Comitato di Difesa’.
Gli anarchici decisero di attaccare la Brecha,  attraverso il Conde de Asalto . Tutti gli abitanti del quartiere alzarono barricate nelle strade che sboccavano nel Paralelo, per offrire sicuro riparo agli operai che si preparavano a attaccare.
Una decina di asaltos che erano state tenute in ostaggio da un ufficiale che combatteva con i soldati, decisero di unirsi alle forze popolari.
Poco dopo i rinforzi ‘cenetistas’ che arrivavano da plaza del Teatro, dopo aver cercato di assaltare l’Hotel Falcon dove erano stati fatti segno a un intenso fuoco, si diressero verso le Ramblas, attraverso calle de San Pablo, dove il gruppo di Ascaso aveva subito gravi perdite. Contrattano la neutralità dei ‘carabineros’ , rinserrati nella loro caserma e perquisiscono la prigione femminile di Santa Amalia.
Qui addirittura le donne rinchiuse, quasi tutte prostitute e mendicanti , malgrado vengano incitate da quegli uomini dalla barba lunga, impolverati e con gli occhi iniettati di sangue, si rifiutano di uscire dal carcere. Temono di essere riprese e sottoposte in seguito alle più dure punizioni. Bisogna che gli uomini urlino:
‘ Haora mandan los anarquistas. Fuera!’, per farle sortire nella calda notte di Barcellona.
Poi gli uomini, per calle de Las Flores, arrivano fino alla Ronda di San Pablo , battuta dal fuoco dei soldati.
Ortiz, con un piccolo gruppo che portava con sé le mitragliatrici prese alle Atarazanas riuscì ad attraversare l’altro lato della Ronda , costruendo rapidamente una piccola barricata che li poneva al riparo delle raffiche delle tre mitragliatrici installate alla Brecha.
Gli anarchici  sotto una pioggia di pallottole , piazzarono le mitragliatrici nella mansarda del bar Chicago che protessero con le loro raffiche l’assalto frontale contro la Brecha coordinato simultaneamente dalle calle de Las Flores dai lati estremi della calle Aldrada, dal caffè Pay-Pay di calle San Pablo situato di fronte alla chiesa romanica di San Pau, dove Garcia Oliver aveva fatto irruzione con una cinquantina di uomini.
I soldati  si sono messi in copertura dietro il chiosco della frutta presso il cabaret ‘Moulin Rouge’ e sulla terrazza del caffè ‘La Tranquilidad’. Qui aspettano l’attacco degli operai.
‘Già di primo mattino, Garcia Oliver, Ascaso e Durruti si erano incontrati sulle Ramblas. Era stato convenuto che Durruti dovesse attaccare, col suo gruppo, l’albergo Falcon, dalle cui finestre operavano tiratori scelti; in seguito Durruti, una volta risolta la situazione nella piazza del Teatro , doveva avanzare verso il ristorante Casa Juan e lì mettere il posizione le mitragliatrici contro i fascisti che si erano trincerati nella caserma delle Atarazanas e alla Puerta Paz. Dal mezzo delle Ramblas avrebbero controllato tutti i crocicchi del centro storico della città.’ (Luis Romero)
‘Ora, da via Abad Zafont,  Francisco Ascaso coi suoi uomini si avvicina al gruppo di Garcia Oliver. Porta un liso vestito marrone e sandali leggeri, in mano la pistola senza sicura.
‘ Tornano al Moulin Rouge! Ormai sono cotti’
‘ Voi laggiù occupate il tetto della casa dove c’è il bar ‘Chicago’ e teneteli sotto tiro da sopra…’
‘…i soldati continuano a sparare, ma sono già sulla difensiva e non hanno più uno scopo preciso. Sebbene arrivino colpi da tutte le parti, per le strade c’è qualche curioso. Si fermano presso l’ingresso della casa, per trovarvi riparo in qualsiasi momento.
Infine, dal tetto si ode una raffica. Ora da tutti i lati risponde il fuoco delle mitragliatrici, inframezzato dalle piccole detonazioni delle pistole.
‘Viva la FAI! Avanti’
I capi degli anarchici iniziano l’attacco e attraversano il Paralelo. Una donna in vestaglia color rosa, col volto pallido, non truccato, abituato alla luce notturna, alza le braccia al cielo e grida:
‘ Viva gli anarchici’ (Luis Romero)
Il capitano che comanda la truppa assieme ai serventi di una mitragliatrice situata alla metà della Brecha , viene ucciso dagli spari di Francisco Ascaso il meglio posizionato tra tutti gli attaccanti. Che avanzavano correndo allo scoperto. Un tenente che cercava di rilevare il comando  fu ucciso da un sottufficiale della sua truppa. Era quello il principio della fine del combattimento .
Fra le undici e le dodici del mattino il terzo squadrone era stato completamente distrutto e la Brecha de San Pablo ripresa dagli operai.
Mentre Francisco Ascaso saltava d’allegria , brandendo il fucile sopra la sua testa, Garcia Oliver non cessava di gridare ‘l’esercito può essere sconfitto ’.
Nel punto cruciale della città , gli anarchici fra cui Francisco Ascaso, Garcia Oliver, Antonio Ortiz , Gregorio Jover , Riccardo Sanz e i loro uomini , tra cui ‘Quico’  Sabaté che poi due giorni dopo, sarebbe stato tra i tanti che attaccavano le Atarazanas , avevano distrutto l’esercito dopo poco più di otto ore di lotta.
Un ridotto numero di soldati continuarono  a resistere all’interno de El Molino, dove, dopo avere finito le munizioni, si arresero definitivamente verso le due di notte.
E’ più a meno a partire da quel momento, che cominciano a arrivare dai quartieri dell’enorme periferia industriale , le maniche della camicia rimboccate, quasi si preparassero a scaricare un camion, prima centinaia, poi addirittura migliaia di uomini e anche tante donne.
Vengono dai quartieri periferici a pattuglioni indistinti. Gente che non ha mai fatto parte parte né dei comitati, né dei gruppi anarchici, e che spesso non ha in tasca la tessera della CNT.
Alcuni si aggregano ai gruppi da combattimento, formati di solito da cinque uomini , con una Star o una bomba  a mano , come tutto armamento. Seguono capi improvvisati che li guidano a costruire barricate, spesso un semplice cumulo di ‘adokines’, senza alcun criterio strategico. A volte , piccole barricate sorgono in pochi minuti di febbrile lavoro all’angolo di una strada, magari in prossimità di un negozio con la scitta ‘Economicas’ sulla tenda di tela. Sono lontane anche chilometri da dove si svolgono  gli scontri più duri. E’ da queste barricate che si grida ‘Alto! Quin vive’ alle  rare automobili che si avventurano per le strade.
C’era chi gridava a uno degli ‘Asaltos’ di cedergli la sua pistola, perché anche lui voleva combattere, chi caricava specchiere e materassi su un camion per andare a rinforzare le barricate sulle ‘Ramblas’. Chi si offriva per portare al ‘Clinico’ un combattente ferito.
Assieme a loro arrivano anche i lumpen e i ‘lingera’ delle ‘casas baratas’ di Collblanc, Can Tunis, Santa Coloma e di Somorrostro .
Quelli che i ricchi barcellonesi dell’ Ensanche’ come del ‘Paseo de Gracia’ hanno sempre definito sprezzantemente  ‘ los piojosos’.
Non arrivano certo per difendere la repubblica, che conoscono soltanto attraverso le pattuglie di polizia che da sempre rastrellano i loro quartieri. Alla ricerca dei piccoli delinquenti e delle prostitute che si danno per poche ‘pesetas’.
Arrivano per dare una mano ai sindacalisti e agli anarchici che vivono da sempre nei loro  stessi quartieri, e che , in tutti quegli anni, sono gli unici che li hanno in qualche modo difesi e aiutati.
Sono loro infatti che si sono presentati ai cancelli di una fabbrica per intimidire un ‘guardione’ che fa il gradasso con le operaie. Che si sono occupati giù al porto di ottenere una giornata di lavoro più corta, o di fare avere qualche soldo in più a chi scarica dalle navi il salnitro che ti brucia gli occhi e ti fa sanguinare le gengive. Ed è negli ‘ateneos’ che gli anarchici hanno aperto in quei quartieri dagli appartamenti che stillano perennemente l’ umidità, che loro hanno imparato a leggere e a scrivere.  Magari quelle turbe cenciose , vengono soltanto per ‘occupare’ il centro della città rutilante di luci e di vetrine. Per fare vedere che anche essi esistono. Comunque arrivano a migliaia.
E’ impossibile dire quanti di essi parteciperanno alla battaglia di strada. Soltanto dalla ‘Torrasa’ , caleranno sulla città in più di tremila. Anche se poi, nella memoria collettiva, tutti gli abitanti di quei quartieri che sono il frutto della speculazione edilizia voluta da Prat de La Riba, avranno partecipato, in un modo o nell’altro alla battaglia. E in qualche modo avranno ragione.
Sono comunque migliaia gli uomini e le donne che scendone per le strade. Spesso il loro contributo militare è praticamente inesistente , ma comunque il loro apporto risulta essere fondamentale. Perché per davvero , anche grazie a loro, i combattenti operai si muovono veramente come ‘pesci nell’acqua’.
Non c’è infatti praticamente porta di casa che non si apra per far tirare il fiato a un combattente operaio. Lui è sicuro di trovarci sempre qualcosa da mangiare, dell’acqua , una sigaretta. Magari può riposarsi qualche minuto prima di tornare per strada.
Sono le case e i quartieri operai la sicura retrovia per gli uomini e per le donne che combattono quella battaglia, mentre i soldati sono costretti a muoversi in un territorio nemico e ostile. E anche questo contribuirà, e non poco a quella vittoria che sembrava impossibile.



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