lunedì 11 aprile 2011

'CONTEA DI SCHUYKILL . 21 GIUGNO 1877.



Alex Campbell, ‘Jack Nero ‘ Kehoe, Michael Doyle, John ‘Jack Giallo’ Donahue. ascoltavano , quasi distratti, anche senza volerlo ,ci avevano fatto ormai l’abitudine , i rumori dei carpentieri che da giorni, stavano costruendo la forca che avrebbe loro schiantato il collo quella mattina del 21 giugno del 1877.
Quando li vennero a prendere , Alex Campbell , raccolse qualcosa da terra, poi disse ad alta voce :‘Non sono colpevole ’, e sbatté il palmo della mano aperta sul muro salnistroso della cella , dove era stato rinchiuso assieme ai suoi amici. Uscirono, uno dietro l’altro dall’ umidità e dal buio della prigione e subito sbatterono gli occhi nel sole accecante di quella calda estate.
I ‘Thugs’ , velocemente e con perizia, legarono le mani dietro la schiena a tutti e quattro,e poi li scortarono alla forca, fendendo una folla silenziosa. Ai balconi delle case in legno e sui bordi della strada polverosa, vigilavano diecine di uomini, tutti armati di fucile, che lasciavano correre sguardi nervosi e preoccupati sulle centinaia di uomini e di donne che ormai aspettavano da ore. I primi tra di loro erano arrivati, dopo aver camminato per tutta la notte , che non era ancora sorto il sole, e subito si erano sistemati vicino al patibolo. Poi erano venuti tutti  gli altri, a famiglie intere , bambini compresi e ora se ne stavano lì ,tutti in silenzio, in una sorta di minacciosa attesa.
Alla fine delle scale, un prete aspettava i quattro uomini, fasciato con la tonaca nera, che era dello stesso colore che avevano le divise dei ‘thugs’ , le centinaia di uomini, che Gowen  pagava. Con i quali nessuno dei minatori parlava o mai aveva bevuto un bicchiere di whyskie o una birra , che nessuna ragazza avrebbe mai accettato non dico come marito, ma neanche come accompagnatore a un picnic o a una festa.
Mezz’ora dopo era tutto finito. Li tirarono giù dalla forca , il collo innaturalmente lungo, la testa piegata da un lato. Le donne prima li lavarono con cura, li vestirono con l’abito buono dalla domenica, e poi li composero in semplici casse di bianco pino piallato. Allora gli uomini se li caricarono in spalla e li portarono al cimitero. Fu un funerale dolente , senza inni né preghiere. Non ci fu neanche la tradizionale veglia funebre, che sempre accompagnava , da tempo immemorabile , tra gli irlandesi almeno, la morte di un uomo.
Quella notte stessa, uno dei ‘thugs’ fu ucciso a fucilate da qualcuno che non fu mai scoperto. La notizia della morte del poliziotto volò veloce per tutta la contea , entrò danzando nelle case dei minatori, molti furono contenti. Tutti si sentirono sollevati, perché voleva dire che i ‘Molly’ non erano ancora finiti.
Nella contea di Schuykill in Pennsylvania , da anni si cavava l’ antracite dalle viscere della terra. Era proprio da quella contea che iniziava quella ‘cintura della ruggine ’ che faceva grandi gli Stati Uniti, perché tutti sapevano che era il carbone e non l’oro che ormai faceva marciare il mondo.
A migliaia gli operai arrivano dal Galles, dall’ Inghilterra ,dalla Germania ma soprattutto dall’ Irlanda. Fuggivano la fame disperata che già conoscevano da generazioni . Tutti assieme erano stati cacciati dalle loro terre che avevano coltivato fin dalla notte dei tempi  e rimpiazzati dalle mucche , che erano diventate assai più importanti di loro . Tutti assieme avevano attraversato l’oceano nelle stive dei bastimenti,con il biglietto che i loro governi avevano generosamente pagato, per liberarsi di quell’ingombro che essi ormai rappresentavano. E tutti assieme si calavano sotto terra. Erano lo spurgo che le speculazioni finanziare delle borse europee , dopo la guerra franco-prussiana , avevano lasciato dietro di sé. Erano gli ‘esuberanti’ , i certi condannati alla miseria e all’ emigrazione. Perché soltanto chi era disperato come loro, poteva calarsi nei cunicoli di quelle miniere  che nella sola Avondale, in appena sette anni , fecero 566 morti e 1665 feriti gravi, quasi tutti storpiati . In un solo giorno del 1869 creparono in 179. Morivano a mucchi , sepolti sotto la roccia, soffocati con la bocca piena di carbone, per una mina esplosa fuori tempo, a causa di una fuga di ‘grisou’. Morivano perché la Compagnia aumentava di continuo i ritmi di lavoro. Morivano perché gli industriali risparmiavano su tutto e non permettevano che si puntellassero come si doveva , le volte delle gallerie. E fornivano legno scadente per i pali di sostegno. Legno di pino giovane che costava poco , ma che si incurvava , si gonfiava con l’umidità e poi, senza preavviso alcuno , cedeva.
E quelli che morivano nel buio e nel terrore,  non fecero neanche la fine peggiore. Molti , tanti di più , morirono negli anni a venire , sputando neri grumoli a causa dei polmoni intasati dalla polvere di carbone. Si spensero come candele perché la silicosi invadeva loro i polmoni . Morirono di tubercolosi, la malattia dei poveri , che ogni giorno tingeva di rosa ingannevole gli zigomi degli uomini , con una febbriciattola insignificante ,che però schiantava anche il più forte tra di loro.
Morirono pazzi o alcolizzati , perché soltanto chi era drogato poteva aspettare il mattino e sapere che il suo destino per quel giorno, era ancora quello di scendere nella miniera che lentamente ti triturava.  Morirono più uomini nelle miniere degli Stati Uniti, che soldati sui campi di battaglia nelle due guerre mondiali che l’America andò a combattere.
E poi le umiliazione. Le lunghe file che duravano ore, a volte tutto il sabato pomeriggio, per potere riscuotere i pochi dollari che rappresentavano tutto il guadagno di una settimana. Gli altissimi prezzi degli empori della Compagnia , dove i minatori avevano l’obbligo di comprare tutto quello che serviva loro , dalle patate agli scarponi. L’eterno indebitamento delle famiglie , che faceva prostituire con i capisquadra le mogli e anche le figlie.
Franklin B. Gowen l’uomo che possedeva le miniere, le acciaierie, le ferrovie e tutto quello che uno potesse immaginare, era contento, e non poteva essere altrimenti, dei ‘suoi ’ irlandesi come chiamava con degnazione i minatori dell’antracite. Del resto lo sapevano tutti che gli irlandesi erano dei grandi lavoratori, schiene forti, ma soprattutto alieni a quelle pericolose ideologie socialiste e anarchiche che ormai dilagavano in tutta l’Europa e che già si insinuavano nelle terra dei ‘Padri Pellegrini ’.
E infatti, malgrado tutto, per anni i minatori della Pennsylvania rimasero rispettosamente al posto che loro competeva. Lavoravano , andavano in chiesa, figliavano e piangevano i loro morti. E  non a caso avevano eletto John Siney , un uomo pacato e moderato a capo dei ‘Workingmen’ , il sindacato che li rappresentava. Quando però i minatori si resero conto che la moderazione salariale e il rispetto delle gerarchie, non portavano a nulla, cominciarono a scioperare. Tutto il bacino del carbone si paralizzò infatti, quando la Compagnia comunicò la riduzione delle paghe che già consentivano loro appena di che vivere. Lo sciopero che i minatori avevano votato all’unanimità, causò soltanto a  Gowen la perdita di  quattro milioni di dollari, e fu spezzato  quando i minatori e le loro famiglie, cominciarono ad essere cacciati dalle case dove vivevano. Case anch’esse di proprietà della compagnia, e sostituiti da crumiri , uomini ancora più disperati di loro, che come da tradizione arrivavano dagli stati del sud.
I minatori tornarono così a lavorare , sotto gli sguardi tronfi e arroganti dei ‘thugs’, senza avere ottenuto assolutamente nulla, accettando quella riduzione di paga che li condannava alla miseria..
Ma proprio quando la Compagnia pareva avere ottenuto una vittoria schiacciante che aveva spazzato via dalla ‘cool valley’ il sindacato, e riportato così la pace e la concordia, i minatori dell’antrace decisero di passare all’azione diretta.
Eh sì, perché dalla loro isola, quegli irlandesi , tanto timorati di dio, non avevano portato con sé soltanto la nostalgia per l’agrifoglio , le cornamuse e i violini con cui accompagnavano le loro ballate, la birra scura e i ricordi dell’ assedio di  Drogeda.. Avevano portato anche  la tradizione di un attivismo violento che aveva pochi eguali al mondo.
Così nella valle ormai resa sterile dalle scorie del carbone che , come un tumore maligno divorava prati e boschi, e avvelenava i ruscelli , cominciarono i sabotaggi e gli attentati. Quei metodi di lotta che gli irlandesi avevano imparato dall’occupazione della loro isola, da Cromwell in poi, e che i ‘Molly’ Maguires avevano gelosamente conservato.
I ‘Molly’, le cui imprese erano già diventate  tema di canzoni e di leggende, attendevano con pazienza le notti senza luna , allora si vestivano da donna e poi si mettevano in moto.
‘Cadevano’ così in imboscate mortali le guardie più odiate, i capisquadra carogna, mentre gli informatori e gli spioni della compagnia, ‘sparivano’ nell’oscurità del più profondo dei pozzi. Tanto che in appena pochi mesi , ‘saltò’ completamente la catena di controllo sui minatori, le guardie si addolcirono, i capisquadra divennero subito meno esigenti..
E’ a quel punto che , nell ’ estate del  1873 , Gowen incarica Allan Pinkerton di farla finita a qualsiasi costo , e una volta per tutte ,con i ‘Molly’.
In quegli anni , e anche negli anni a venire, non c’era sicuramente in tutti gli Stati Uniti un uomo che fosse più odiato di Allan Pinkerton. , l’ex socialista che aveva a libro paga 2000 agenti , e più di 30.000 ne teneva di riserva, pronti ad ogni evenienza. Pinkerton, che forniva agli industriali di tutta l’America i mazzieri più violenti , i ‘pistoleros’ più spietati , che aveva spezzato gli scioperi in tutto il Mid West, capisce che uno scontro frontale  con gli attivisti  non sarebbe servito a nulla.
Così incarica James McParland , un spia, irlandese di origine , di infiltrarsi tra i minatori e di arrivare fino ai ‘Molly’, e schiacciare la testa del serpente.
Mc Parland arriva a Schuykill come minatore, e come tutti gli altri, scende nei pozzi a rischiare ogni giorno la vita e a farsi così accettare da tutti loro. In due anni raccoglie le prove che i ‘Molly’, in un solo anno,  tra il 1876 e il 1877 , hanno ammazzato più di cinquanta persone. Ne fa arrestare venti, che vengono denunciati dalla Compagnia al giudice della contea , che ne condannò appunto quattro alla pena di morte. Dalla giuria popolare che li mandò alla forca, vennero esclusi i minatori e più in generale chi fosse un cattolico irlandese.
In pratica, tutti quelli che li condannarono a morte, erano uomini sulla lista paga della Compagnia.
Alex Campbell, Jack Kehoe, Michael Doyle, John Donahue, erano forse colpevoli ?
Visto che nel 1982 il governatore della Pennsylvania li ha riabilitati , su richiesta di un discendente di uno di loro , si può dire tranquillamente di no . Ma questo non è certo importante. La storia non si scrive infatti nelle aule di tribunale.
Gowen si suicidò il 13.dicembre del 1889 , sparandosi nella camera di un albergo di Filadelfia. Mc Parland sparì nel nulla , di lui nessuno ha mai più saputo niente..
Della storia dei ‘Molly’, oltre alle inevitabili ballate che ne cantano le gesta, rimane il nome dato ai tanti ‘pubs’ aperti ai quattro angoli del mondo. Da New York a Dublino, passando per Amburgo. E ‘Molly Maguires è anche il nome di un club dei tifosi del Celtic, che come tutti sanno, è la squadra del proletariato cattolico di Glasgow. Di loro rimane anche un bel film di Martin Ritt, in cui Richard Harris è Mc Parland e un intenso Sean Connery , interpreta Alex Campbell.
Alex Campbell, colui che era ritenuto essere il capo indiscusso dei ‘Molly Maguires’ della contea di Schuykill, nell ’ unica fotografia che lo ritrae,  non ha nulla di formidabile. E’ un uomo dal viso magro, la fronte alta a causa di una calvizie incipiente e folti baffi neri.
Perché gridò ‘Non sono colpevole?’, quando lo stavano tirando fuori dalla cella per impiccarlo? Voleva dire che lui non c’entrava nulla con quella storia? Il suo grido, fu l ’ ultimo disperato tentativo di difesa di un uomo condannato a morte? Forse voleva dire che tutto quello che aveva fatto , non poteva certo essere giudicato da chi aveva sfruttato i minatori? Nessuno lo può sapere.
Certo è che la mano che aveva sbattuta con forza contro il muro umido e salnistroso della cella dove era stato rinchiuso, lasciò un alone luccicante che, da 130 anni, per quanti sforzi siano stati fatti, nessuno è mai riuscito  a cancellare.

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